Ecco a voi la macchina mangia smog! Brevettata da una start up

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Cosa vuol dire creare una start up, impegnata nell’ambito dell’ambiente? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Spanto, ad di Is TECH che ha brevettato la macchina mangia smog e cattura polveri sottili 

Dalle parole ai fatti. Si sente sempre più spesso parlare dell’esigenza di coniugare l’innovazione, la ricerca con la promozione dell’ambiente. Ecoseven.net oggi intervista Giuseppe Spanto, amministratore delegato di Is TECH, impegnata nell’ambito dell’ambiente, che da qualche mese ha brevettato e realizzato i prototipi Apa (abbattimento polveri atmosferiche). Si tratta di una tecnologia, integralmente italiana, che cattura ed elimina le polveri sottili che vengono prodotte sia in ambito urbano che industriale. La vita da start up, però, sappiamo non essere delle più facili, per questo abbiamo deciso di capire meglio quali sono i ritmi, il modello, le opportunità di una società come Is TECH, che sarà presente ad Ecomondo di Rimini (7 – 10 Novembre) nell’ambito città sostenibile, con una dimostrazione dal vivo del funzionamento delle macchine APA mangia smog. Ma andiamo per gradi, iniziamo dal principio.

Spanto, Is TECH è una start-up atipica che si occupa, tra le altre cose, di innovazione nell’ambito dell’ambiente. Ci spiega che vuol dire start – up atipica? 

Atipica poiché Is TECH è dotata di un preciso modello organizzativo, flessibile e rimodulabile a seconda delle esigenze operative e dei percorsi di sviluppo perseguibili. È stata dotata, inoltre, di un discreto budget di risorse finanziarie proprie, per l’avvio operativo e per essere autonomamente in condizione di effettuare le iniziali attività chiave, quali ad esempio la prototipazione delle piattaforme APA per i test in ambito outdoor, in area urbana. Il modello organizzativo peculiare è relativo sia alle risorse umane (seniority, tipologia di servizi professionali, scalabilità, modularità delle attività) sia al modus operandi integrato su filiera operativa.

Il progetto Apa, le macchine mangia smog che i nostri lettori di Ecoseven conoscono bene, stanno approdando ad altre sperimentazioni oltre a quella in corso al primo Municipio di Roma? 

Come ho avuto modo di rappresentare anche in alcuni recenti convegni il dialogo con le pubbliche amministrazioni e le loro emanazioni, per esempio le società municipalizzate o similari, sta crescendo esponenzialmente, secondo noi poiché risponde a logiche di servizio sociale prima ancora che di business. La qualità dell’aria che respiriamo è un diritto, non una concessione che ci viene fatta, per cui è naturale e doveroso che gli amministratori lungimiranti orientino da parte propria, loro stessi, azioni precise in questo senso. Is TECH, da parte propria, sta puntando verso il mercato business – industries / aziende con la soluzione tecnologica APA, innovativa e “disruptive” (di recente certificata ai sensi di legge a seguito di una specifica attività effettuata in collaborazione con IMQ – Istituto Italiano del Marchio di Qualità) dai forti vantaggi competitivi, che si differenzia moltissimo da altri prodotti che sono proposti sul mercato, decisamente meno efficaci e che riescono a contrastare solo una parte ridotta di sostanze inquinanti.

 

Is Tech è una start – up che in meno di due anni si è costituita con dei finanziamenti soci, ha presentato un istruttoria di finanziamento in Abruzzo, ed è stata aggiudicataria tant’è che realizza in loco dei prototipi Apa, ed ora ha appena messo a segno un’operazione di seed capital con l’entrata di un nuovo importante socio. Il progetto cresce a vista d’occhio… Quali sono le prossime tappe?

Grazie dell’apprezzamento. Per essere precisi sinora ci siamo aggiudicati 3 diversi finanziamenti esterni, in 3 diversi concorsi. Peraltro, in termini operativi pensiamo innanzitutto di consolidare il lavoro svolto e di avviare l’azione commerciale, a breve, sostanzialmente poco dopo la manifestazione ECOMONDO di Rimini, nel mese di novembre (7-10 novembre, n.d.r.). Nei prossimi mesi, inoltre, intendiamo avviare il dialogo con dei potenziali investitori e dei partner industriali poiché riteniamo di essere pronti ad entrare nella fase di expansion e di sviluppo; infatti la stessa operazione di seed appena citata si configura, in realtà, come un vero e proprio rafforzamento della compagine e della struttura di management funzionale all’attuazione del progetto, per lo stato effettivo delle cose.

D’altra parte, dopo la produzione ed i primi test gli impianti APA sono stati pure inseriti nell’ambito di alcuni progetti dimostrativo – sperimentali d’estremo interesse, con dei cluster di bonifica dell’aria in alcune aree industriali significative (produzioni meccaniche e ceramiche e di lavorazione della vetroresina) funzionalmente allo sviluppo del mercato e, grazie anche alla lungimiranza della Presidenza dell’ente, con un cluster nell’area urbana di Via Petroselli, in una zona centrale ed importantissima del Municipio di Roma Centro Storico, un’area unica al mondo. Si tratta di sperimentazioni sul campo di grande valore, volutamente partite in sordina ed ancora oggi in esecuzione a seguito delle richieste e delle esigenze specifiche manifestate da parte dei soggetti istituzionali e di quelli aziendali, considerati gli effetti e le risultanze delle attività che stanno mostrando risultati eccellenti, sistematicamente in oltre un anno e mezzo di test in attuazione (abbattimento medio delle polveri sottili tra l’80 – urbano – ed il 99% – industriale -). Come detto, di recente abbiamo certificato il prodotto con l’IMQ – Istituto Italiano Marchio di Qualità al fine d’avviare l’attività commerciale nei confronti del mercato business – aziende / industries e stiamo migliorando ancora la parte intelligente relativa ai sistemi di telecomunicazione e sensoristica la quale, di concerto con i partner tecnologici con cui li abbiamo sviluppati, riteniamo possa divenire una linea di prodotto autonoma, anch’essa di grande valore commerciale.

Apa, la macchina mangia smog, che è quindi un prodotto certificato IMQ, rappresenterebbe un nuovo modo di accostarsi alla mobilità sostenibile. Non bastano più domeniche a piedi e incentivare l’uso di biciclette e mezzi pubblici, per fare due esempi.Spesso si sente dire che per implementare un modo sostenibile di muoversi bisogna aumentare l’efficienza dei mezzi pubblici di trasporto, così come aumentare il numero delle piste ciclabili, non prendere sempre l’automobile e via dicendo. Queste attività sono tutte molto importanti, ma da qualche tempo, come dimostrano le recenti sentenze del Tar della Lombardia e del Consiglio di Stato (dopo quella della Corte di Giustizia Europea dei mesi scorsi – n.d.r. -) riguardo alla mancata adozione da parte della Regione Lombardia di un piano concreto di miglioramento della qualità dell’aria che i cittadini respirano, agli Enti locali si chiedono non solo piani di monitoraggio della qualità dell’aria bensì anche interventi sulla riduzione delle emissioni, integrando le soluzioni alla fonte del problema. E noi siamo convinti che Apa entri a buon diritto tra questi. Oramai anche la magistratura amministrativa sta indicando una giusta direzione verso la quale possiamo e dobbiamo andare, anche se sarebbe più appropriato che invece della magistratura il giusto percorso lo tracciassero le strutture di governo, ai diversi livelli centrali e locali, in base alle competenze e responsabilità politiche. Le domeniche a piedi non risolvono il problema degli inquinanti presenti nell’aria che respiriamo e la salute – ripeto – è un diritto fondamentale, mi pare anche sancito dalla costituzione, e pure per questa motivazione le associazioni dei consumatori e dei cittadini stanno avviando delle azioni legali contro le pubbliche amministrazioni per i danni da smog.

 

L’Italia è maglia nera secondo un documento dell’Agenzia europea dell’ambiente in fatto di qualità dell’aria a causa dello smog, trova una sensibilità così consapevole nella Pubblica amministrazione locale che ci governa?

La Pubblica Amministrazione italiana sta diventando sempre più consapevole della necessità di agire, in effetti, per individuare ed applicare soluzioni e risolvere i problemi attuali e futuri della popolazione. Fra le altre cose si comincia a comprendere che sussistono, tra l’altro, diverse forme di finanziamento di carattere internazionale, per contemperare interventi strutturali, fra cui la quelli per la bonifica dell’aria; è chiaro che bisogna adoperarsi per acquisire tali fondi, avviando piani e percorsi strutturali. Presso le Amministrazioni si sente sempre meno “quanto costa, come faccio, sa non abbiamo risorse …”, oramai il dialogo è spesso basato sulle proposte concrete, nel senso che ho appena descritto, anche perché costa molto di più non agire, rimanere fermi, insoma è intollerabbile sopportare il “costo del non fare”. D’altra parte, nelle città vive più del 70% della popolazione, più o meno, e nelle città i cittadini si aggregano oltre che in movimenti di protesta anche in comitati di proposizione, quasi a latere dei procedimenti di conflitto e contenzioso nei confronti delle Amministrazioni e delle aziende che non operano doverosamente e strutturalmente, tenendo conto con adeguatezza delle esigenze di tutela della salute (rilevanza anche penale, n.d.r.). E’ una diversa e ben più ampia spinta verso la “Green Economy”, unitamente alla legislazione che sta diventando, giustamente, sempre più stringente poiché il problema si correla alla salute delle persone, è in gioco un diritto vitale del cittadino, della persona.

In Italia si ritorna a parlare di start–up anche con provvedimenti legislativi importanti, dopo che per molto tempo sembrava un termine questo destinato alle enciclopedie o a qualche corso universitario per giovani desiderosi di emigrare nella Silicon Valley. Che consiglio si sente di dare a chi vuole intraprendere un’attività come questa?

Si è vero, si è ritornati a parlare moltissimo di start – up, in maniera molto positiva seppur ritenga che vi sia ancora molto da fare; ciò deriva in gran parte, secondo me, dal periodo difficile, senza precedenti, che stiamo vivendo a livello economico e finanziario. La crisi può essere anche un’opportunità, d’altra parte, poiché spesso spinge gli uomini a dare ed esprimere il meglio di sé. E’ innegabile che le start up siano un’opportunità per il Paese e per la struttura economico – sociale, non è un caso che il cosiddetto “Decreto crescita 2.0”, abbia apportato delle importanti novità nel settore, di cui una delle più significative è quella relativa ai benefici fiscali per i cittadini e le aziende che investono capitali propri in una giovane azienda. Inoltre, start – up è ordinariamente sinonimo d’innovazione, ed è per questo che il decreto ne sostiene in termini di principio l’avvio, instaurando dei presupposti di crescita. Non sarebbe male programmare impegni concreti e sostenibili anche da parte degli istituti di credito, in grado di accompagnare le aziende giovani ed innovative nella fase di crescita e di sviluppo, quando si deve superare la cosiddetta “valle della morte” (finanziaria). Il prodotto, la soluzione tecnologica, l’innovazione applicata appartiene solo a chi è convinto e si butta in questa straordinaria ed appassionante avventura con entusiasmo e tenacia; il messaggio di Steve Jobs ai laureati di Standford nell’anno preistorico 2005, ‘”siate affamati, siate folli” dovremmo scolpirlo nei nostri cuori, per alimentare la forza e porsi in condizione di gettare il cuore oltre l’ostacolo ed agire costruttivamente. Questo è il generale e prioritario consiglio che mi sento di dare. 

(mig)

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