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I pesci che vivono a valle degli impianti di trattamento delle acque reflue faticano a sopravvivere all’esposizione a contaminanti

Un recente studio pubblicato sulla rivista Environmental Science and Technology ha rivelato che l’esposizione a contaminanti e sostanze inquinanti farmaceutiche – come farmaci per il controllo delle nascite, antidepressivi e beta bloccanti – può spingere i pesci che vivono a valle a lottare per la sopravvivenza.

Un team di ricercatori della McMaster University dell’Ontario, in Canada, ha raccolto esemplari di pesce persico da una fonte locale non inquinata.

Gli animali sono stati divisi in due gruppi. Un gruppo è stato posto in gabbie sommerse in diversi punti, a valle dell’impianto di trattamento delle acque reflue di Dundas, vicino al campus. L’altro gruppo è stato posto in uno stagno incontaminato, nelle sorgenti dello stesso spartiacque. Gli animali sono stati esposti alle sorgenti d’acqua per tre settimane.

I risultati hanno mostrato che i pesci esposti alle acque reflue hanno dovuto lavorare il 30 percento più duramente per sopravvivere rispetto alle loro controparti che sono state collocate in uno stagno non inquinato. Il gruppo di ricerca ha osservato che il campione di pesce posto vicino all’impianto di trattamento delle acque reflue ha mostrato un aumento significativo del tasso metabolico al fine di decontaminare i loro corpi ed eliminare le tossine.

Secondo i ricercatori, questo sforzo mette a rischio le popolazioni animali. I risultati sottolineano, infatti, gli effetti invisibili dell’inquinamento su certe specie.

Hanno quindi concluso che potrebbe essere necessaria una nuova tecnologia per il trattamento delle acque, al fine di proteggere alcune popolazioni animali dalle moderne minacce alla loro sopravvivenza.

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inquinamento, pesci

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