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Muore Koko, la gorilla che interagiva con la lingua dei segni

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Rimane una delle scimmie che hanno mostrato al mondo cosa possono fare i primati, Koko, benché sia recentemente scomparsa

Lo ha annunciato in un comunicato The Gorilla Foundation: all’età di 46 anni, la femmina di gorilla Koko ci ha lasciato, è morta nel sonno, dopo aver ispirato milioni di persone con la sua vita. 

Nata nello zoo di San Francisco il 4 luglio del 1971, Koko, una gorilla di pianura occidentale, ha iniziato a imparare la lingua dei segni nelle prime fasi della vita, grazie alla dottoressa Francine “Penny” Patterson. Poi, nel 1974, i ricercatori che si occupavano di lei – insieme alla dottoressa Patterson, anche il dottor Ronald Cohn – la trasferirono a Stanford e fondarono «The Gorilla Foundation», appunto, un’organizzazione senza scopo di lucro che lavora per preservare e proteggere i gorilla. In seguito, la fondazione si trasferì sulle montagne di Santa Cruz, insieme a Koko, Michael – un altro gorilla di pianura occidentale – e poi si unì a loro anche Ndume.

A quanto è stato raccontato, Koko conosceva circa 2000 parole in lingua inglese e di solito poteva tenere il passo con le conversazioni; era ambasciatrice della sua specie in via di estinzione, «un’icona per la comunicazione interspecie e l’empatia», dice il comunicato stampa. «La capacità di Koko per il linguaggio e l’empatia ha aperto la mente e il cuore di milioni di persone».
Koko, infatti, ha fatto molto per la sensibilizzazione verso la sua specie, per la comprensione del mondo dei gorilla: per esempio, ha partecipato a numerosi documentari ed è apparsa due volte sulla copertina del National Geographic – la prima volta, tra l’altro, con una foto che si era scattata da sola in uno specchio, raccontano dalla Fondazione; mentre la seconda con All Ball, il suo gattino, dal cui rapporto è nato anche il libro «Koko’s Kitten», usato nelle scuole elementari di tutto il mondo. Per non dire che Koko è stata anche esposta come pittrice.

Insomma, una perdita davvero gigante.

La fondazione, ovviamente, continuerà i suoi lavori sulla conservazione dei gorilla anche ora che Koko non c’è più, ma, di certo, come molti altri non la dimenticheranno mai.

 

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