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La fauna selvatica di Chernobyl

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Animali e piante conservano ancora l’orrore di quel terribile incidente

Il 26 aprile 1986 il mondo è stato scosso dal disastro di Chernobyl, uno dei peggiori incidenti nucleari della storia. Grandi quantità di materiali radioattivi sono stati rilasciate nell’atmosfera da uno dei reattori, costringendo le persone ad evacuare.

Sono passati quattro decenni, ma gli effetti di questo disastro continuano a farsi sentire. E’ sufficiente guardare la fauna selvatica.

Nel 1990, appena quattro anni dopo la fusione, nacquero quasi 400 animali sfigurati, molti dei quali in condizioni così estreme da morire entro poche ore dalla nascita. Le deformità riguardavano gli arti, le colorazioni e strane deformazioni del muso. Per quanto riguarda gli animali domestici, le mucche esposte alle radiazioni hanno prodotto per anni latte radioattivo.

Nel 2011, i biologi Timothy Mousseau e Anders Moller stavano raccogliendo fiori a Pripyat, una città fantasma vicino alla centrale nucleare di Chernobyl, quando videro una cimice rosso nera (Pyrrhocoris apterus) con un motivo “deformato” sul dorso. In quell’occasione ne incontrarono più di un centinaio, con colorazioni uniche, scoprendo che maggiore era il tasso di contaminazione di un’area, più comuni erano questi tipi di insetti.

In un’altra occasione, Mousseau scovò due cinciallegre (Parus major) vicino al sito di Chernobyl. Uno degli uccelli sembrava normale, l’altro aveva tumori facciali sopra e sotto l’occhio sinistro.

Questa è solo una piccola parte delle mutazioni causa dal disastro di Chernobyl, che non ha risparmiato nemmeno le piante. Gli alberi di pino hanno oggi tronchi nodosi e perfino il polline ha un aspetto sinistro.

Naturalmente Chernobyl non è l’unica area colpita da questo fenomeno. Nella prefettura di Fukushima in Giappone, sede del disastro nucleare di Fukushima Daiichi del 2011, la gente ha fotografato animali deformati di tutti i tipi.

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animali, Chernobyl, DNA, geni, mutazioni

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