Quello che mangiamo ci rende vulnerabili

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Per questo 1 persona su 100 è celiaca

Un tempo la celiachia (CD) era una condizione rara, che affliggeva quasi esclusivamente individui di discendenza europea. Oggi si pensa che una persona su 100, in tutto il mondo, abbia questo disturbo.

Per capire come una disfunzione genetica apparentemente rara affligga una fetta così grande di popolazione, gli scienziati hanno iniziato a studiare in maniera ancora più approfondita il grano.

Si pensa che il disturbo nasca dalla mutazione di una piccola parte del cromosoma 6 e questo spiegherebbe perché ci siano più membri celiaci in una stessa famiglia. Tuttavia, sempre più prove stanno mettendo in discussione l’origine genetica.

Per capire il comportamento cellulare non basta guardare i geni. Bisogna prendere in considerazione altri fattori, come la nutrizione e le condizioni ambientali. Un buon esempio è la fibrosi cistica, una malattia genetica, al momento non curabile, che causa un accumulo di muco nei polmoni con conseguenti difficoltà di respirazione e infezioni. Uno studio ha dimostrato che la curcumina può trattare questa malattia, mostrando che i fattori ambientali sono cruciali nella correzione di fattori epigenetici.

Nel caso della celiachia, il glutine del grano innesca i sintomi: tra questi, dolore addominale, stitichezza, diarrea, vomito, affaticamento, perdita di peso. I malati inoltre tendono anche ad avere anemia, a causa della riduzione dell’apporto di ferro.

La celiachia viene vista come l’incapacità dell’organismo di elaborare sostanze, ma se, invece, si trattasse di una malattia che si manifesta non a causa dei geni ma a causa dell’esposizione a qualcosa che gli esseri umani non dovrebbero mangiare? Se accadesse questo, quello che avviene all’interno dei cromosomi sarebbe una forma di adattamento intelligente del corpo e non l’origine del disturbo.

Uno studio rivela che il grano e altri cereali non erano, in origine, parte della dieta dell’Homo Sapiens. Gli antichi preferivano carne e verdure. Così l’aumento dell’esposizione al grano spiegherebbero l’aumento di persone affette da CD.

Il grano contiene una proteina che si chiama “gliadina”: uno studio del 2007 ha rivelato che in tutti (sia nei pazienti affetti da celiachia sia in quelli non affetti) l’esposizione a questa produce una risposta mediata dall’interleuchina-15, la risposta immunitaria che si verifica quando il corpo rileva cellule infette.

Secondo la ricerca, la gliadina è legata anche all’aumento della permeabilità intestinale, fattore che può portare l’insorgenza del diabete di tipo 1, malattie cardiovascolari e problemi del fegato.

Quando non si scinde correttamente, la gliadorfina, la sostanza prodotta durante la digestione del glutine, può passare attraverso il cervello e interrompere la funzione cerebrale, portando a condizioni che includono ADHD, schizofrenia e autismo. La gliadorfina può anche imitare le molecole presenti in alcuni batteri, portando il corpo ad avviare una risposta immunitaria contro se stesso.

Purtroppo, come accade spesso, attorno alla celiachia è nato un business e circolano in rete fin troppo informazioni discordanti. Attendendo nuove conferme speriamo che, in ogni caso, informazioni corrette e prodotti siano presto alla portata di tutti.

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