Farmaci veterinari mettono a rischio aquile e avvoltoi?

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Uno studio sottolinea che l’uso di alcune sostanze nei farmaci destinati agli animali di allevamento può contaminare la catena naturale alimentare

 

 

L’uso di farmaci veterinari può avere un effetto sulla salute umana? Visto che il consumo di carne nel mondo è in costante aumento la domanda diventa di fondamentale importanza. Secondo alcune stime, nel 2004, oltre 6000 tonnellate di sostanze biologicamente attive sono state prodotte nell‘Unione europea nella produzione di farmaci destinati agli animali di allevamento. Di questi, 5393 tonnellate di antibiotici e 194 tonnellate di antiparassitari.

Un recente studio pubblicato da Science e realizzato da un gruppo di ricerca dell´Erasmus Medical Center ha analizzato la questione, evidenziando per esempio come in Spagna e in Italia sia autorizzato l’uso del diclofenac in campo veterinario, un farmaco antinfiammatorio che risulta invece vietato in alcuni paesi dell’Asia. Lo studio sollecita a tener conto di tutti gli effetti ambientali che l’uso di farmaci veterinari produce, tra cui la contaminazione della catena naturale alimentare. I grandi rapaci che si nutrono di carogne per esempio, come aquile e avvoltoi, potrebbero subire effetti devastanti e rischiare di estinguersi per sempre. In particolare in Spagna, l’ultima, vera roccaforte per gli avvoltoi in Europa, aver autorizzato nel 2013 la commercializzazione di diclofenac come farmaco veterinario per l’uso in bovini, suini e cavalli, potrebbe portare delle gravi conseguenze per questi splendidi animali. Nutrendosi delle carcasse gli avvoltoi aiutano il ‘riciclo’ e il controllo delle malattie e dei parassiti e fanno anche risparmiare i costi di smaltimento. Si calcola che in Spagna viva il 95% degli avvoltoi in Europa.

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