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L’Europa approva l’olio ‘deodorato’, l’extra vergine con il trucco

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Vuoi scoprire se nell’olio ci sono aggiunte di elementi che alterano l’odore di un olio cattivo: Ecoseven.net ti spiega come fare. Metti un pò di olio su un palmo di mano e strofina forte, se l’odore si avvicina alla margarina l’olio non è buono. Provare per credere e per difendere l’oro giallo della dieta mediterranea

Tra Italia e Bruxelles non si trova proprio la quadra. Soprattutto per quanto riguarda l’olio d’oliva, uno dei prodotti “simbolo” della dieta mediterranea e del made in Italy agroalimentare. L’Unione europea ha dato il via all’olio “deodorato”. Il nuovo regolamento comunitario in vigore dal prossimo primo aprile autorizza infatti la commercializzazione di olio d’oliva "deodorato”, ovvero olio di scarsa qualità spacciato come extravergine, grazie all’innalzamento dei limiti massimi di alchil esteri, composti chimici che si formano nelle miscele di bassa qualità. Il "barbatrucco" consiste nel fatto che, nel caso in cui il prodotto dovesse presentare odori sgradevoli si può fare ricorso a tecniche di "correzione". Una specie di – come viene chiamato in gergo – "deodorazione" del prodotto. Ma non si tratta di principi attivi indesiderati nell’oro giallo dell’agricoltura. Piuttosto una tecnica basata sull’immissione d’aria in modo tale da generare una ventilazione forzata. Praticamente una sorta di evaporazione ad altissima temperatura che toglie – con varie tecniche – i "cattivi odori" dell’olio che finisce sulle tavole degli italiani. Altra tecnica è quella del cosiddetto “talco”. Ovvero una sostanza che lega le particelle chimiche responsabili del processo degenerativo che, una volta espulso, “ripulisce” l’olio prossimo al confezionamento. Tecnica usata per lo più in Spagna dove il clima particolarmente caldo favorisce la degenerazione della materia prima o della spremitura. Il problema è che anche se l’olio non “puzza” più, nell’eliminare le particelle “cattive” si porta inevitabilmente via anche quella parte “buona” deputata a dare al prodotto la fragranza e le qualità organolettiche. Insomma, tra le peculiarità che può avere “l’oro giallo” dell’agricoltura mediterranea, non sempre quel che sembra buono agli occhi e al naso è buono per la bocca. Provare per credere: basta mettere un po’ d’olio sul palmo della mano, strofinare forte tanto da scaldare la parte e annusare fidandosi del proprio naso. Se l’olio odora di urina o di grasso vegetale come la margarina, detto in parole povere, è stato “deodorato”. Se mantiene l’aroma delle olive, si può dire che è un buon olio. Praticamente sfregando le mani si riesce ad annullare l’effetto del deodorante, ovvero quel processo chimico attraverso il quale si riesce a "nascondere" la "puzza" di un olio cattivo o conservato male. L’olio d’oliva infatti, essendo un grasso, assorbe con facilità tutti gli odori con cui viene a contatto. Motivo per cui la conservazione dell’olio assume un aspetto basilare per la qualità del prodotto finale.(Nereo Brancusi)

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dieta, enogastronomia, grasso, Italia, mediterranea, odori, olio, oliva, Ue

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